L'Antica Pompei: I pani

Numerosi affreschi testimoniano la vendita di pani; il panificio di Podipio Prisco era gestito da un libero, il panificio di Modesto, o Casa del Forno, era, invece, il più grande della città ed il panificio di Soterico, aveva un locale a parte dedicato all’impastatura del pane; solo per citarne alcuni.

A Pompei doveva esserci una produzione di pani di qualità se il loro consumo era raccomandato perfino sui muri cittadini. Diverse erano anche le qualità di farina; le farine bianche e più raffinate, costose e pregiate, arrivavano via mare a Pompei, che aveva il porto, dall’Oriente ed erano destinate alla produzione di pane per le famiglie patrizie; quelle farine, cosiddette di scarto, erano, invece, quelle che i plebei usavano per realizzare i loro pani.

I lieviti , che in entrambi i casi erano utilizzati, erano scadenti e consistevano nella poltiglia che derivava dalla fermentazione delle vinacce, preparati una volta all’anno, al tempo della vendemmia, con mosto d’uva e pasta di pane. Potremmo definire i lieviti pompeiani una sorta di antenato del nostro lievito madre.

A partire dal modo in cui veniva setacciata la farina, si avevano:

  • Pane cibarius.
  • Pane secondarius.
  • Pane plebeius.
  • Pane rusticus.

Questi pani vengono prodotti tutti i giorni al President e serviti a tutti clienti.